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Itinerari ed escursioni a Como

La città antica


Museo Giovio
Se vogliamo conoscere la città dalla sua preistoria dobbiamo iniziare dal Museo archeologico Giovio (PiazzaMedaglie d'Oro, tel. 031/271343, aperto dal martedì al sabato dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14,00 alle 17,00, domenica dalle 10,00 alle 13,00, chiuso il lunedì). All'interno del bel palazzo appartenuto alla famiglia Giovio si trova un'interessantissima raccolta di reperti archeologici risalenti soprattutto all'età del ferro e del bronzo, provenienti dalle numerose tombe della Ca' Morta. Nelle vetrine delle varie sale si possono ammirare urne, vasi, gioielli, armi, oggetti di uso comune, classificati secondo un ordine cronologico. Al pianterreno e nell'attiguo Palazzo Olginati si può inoltre prendere contatto con la Como romana attraverso una rassegna recentemente aperta e organizzata secondo un ottimo intento didattico.

Porta Torre
Lasciato il museo, in pochi minuti si può raggiungere la Porta Torre,antica porta di accesso alla città situata al centro del lato meridionale delle mura. Quello che resta dei bastioni risale al medioevo: essi furono costruiti dal Barbarossa dopo la distruzione di Como a opera dei milanesi alla fine della guerra dei Dieci anni. Parte delle antiche mura romane e la Porta Pretoria si trovano ancora nei sotterranei dell'attigua scuola media, ma non sono visitabili. Il Barbarossa fece ricostruire la città esattamente secondo il precedente modello romano, circondandola su tre lati da muraglioni con possenti torri agli angoli e porte d'accesso al centro. Dalla Porta Torre (l'unica rimasta) si possono vedere i due torrioni: a ovest la Torre Gattoni, a est la Torre Vitali da cui parte una stradina che conduce al museo Giovio. Il viale esterno alle mura, un tempo fossato difensivo, è oggi utilizzato (tre volte la settimana) per allestire un mercato all'aperto. La statua di Garibaldi nella piazza antistante la Porta Torre ricorda che, nel 1859, la città fu definitivamente liberata dal dominio austriaco

Il cuore della città

La piazza antistante la chiesa di S. Fedele è il vero cuore della città sin dai tempi più antichi. Alcuni studiosi suppongono, infatti, che in questa area si trovasse il Forum romano. Quando il cristianesimo arrivò sul Lario S. Eufemia, l'antico edificio paleocristiano che scomparve per far posto a quello romanico, era la chiesa madre che, con l'annesso battistero (ora inglobato in un'abitazione), costituiva il punto di riferimento di tutta la popolazione religiosa.

Il Duomo
Durante il Medioevo vi si svolgeva il mercato delle granaglie; la cittadinanza vi affluiva giornalmente per le spese e per scambiarsi notizie. Questa piazza, che separava la città in due (a est viveva il ceto medio, a ovest i nobili), fu anche, per lungo tempo, luogo di transito per i mercanti che dovevano recarsi al porto. Da Piazza S. Fedele si può raggiungere, a ovest, la Via Natta e ammirare l'omonimo palazzo seicentesco, ora in fase di restauro, e proseguire poi, verso nord, lungo Via Adamo del Pero (sul portone campeggia ancora l'interessante stemma della casata) fino a Via Vittani, un'altra delle strade più antiche e più affascinanti della città, dove si trovano palazzi di epoche diverse con affreschi interessanti.

Il Broletto
Svoltando a destra in Via Muralto, si giunge nella piazza su cui si affacciano due prestigiosi monumenti, il Duomo e il Broletto, al cui cospetto essa pare minuscola, quasi un elegante ma accogliente salottino. L'edificazione della cattedrale iniziò nel 1397, con l'intento di ingrandire la chiesa di S. Maria Maggiore che sorgeva in quell'area, divenuta ormai centrale e strategica per la vicinanza del porto. Fu terminata solo nel 1770, e gli artisti che si susseguirono nella realizzazione adottarono stili diversi secondo la moda del tempo. Abbiamo così una facciata dalle forme romaniche, ma con belle decorazioni gotiche e un rosone che pare un merletto di pietra, muri perimetrali e absidi rinascimentali, cupola e decorazioni barocche. L'interno è imponente, con gli enormi pilastri che suddividono le tre navate. La splendida decorazione scultorea e pittorica, le conferisce un alto valore artistico; straordinari sono gli arazzi, il cinquecentesco altare di S. Abbondio, quello barocco dell'Assunta, gli organi seicenteschi e l'antico altare di marmo bianco che proviene da S. Maria Maggiore. In cattedrale ci sono statue dei Rodari e dipinti di Gaudenzio Ferrari, Bernardino Luini e Morazzone. Il Broletto, l'antico Palazzo della Ragione, è un elegante edificio del 1215. Non è mai stato grande, ma fu ulteriormente rimpicciolito per l'ampliamento della cattedrale: perciò la sua facciata è asimmetrica. Un tempo servì come teatro, oggi è adibito a mostre ed esposizioni. Su Piazza Verdi, dove si affacciano le absidi del Duomo, s'innalza il neoclassico Teatro Sociale realizzato dall'architetto Cusi agli inizi dell'ottocento. L'edificio, dall'imponente pronao abbellito da sei colonne corinzie, è costituito da un enorme complesso che un tempo includeva anche un'arena. Attualmente, oltre alla bella sala dove si svolgono le rappresentazioni operistiche e gli spettacoli di prosa, sono disponibili la Sala Bianca e quella dello Zodiaco per manifestazioni culturali e mondane.

Como romanica

Dalla Porta Torre, procedendo verso sud, si percorre Via Milano e s'imbocca, sulla destra, Via Rimoldi che conduce alla basilica di S. Carpoforo. Se la giornata è bella e se avete voglia di camminare, prima di raggiungere la chiesa potete prendere la strada sulla destra che conduce al Castel Baradello (tel. 031/592805, aperto giovedì, sabato, domenica e festivi dalle 14,30 alle 18,00).

Basilica di San Carpoforo
Del castello medioevale, costruito all'epoca dell'imperatore Barbarossa, resta solo il torrione principale, ma dal sito si gode una bella vista sulla convalle. La chiesa di S. Carpoforo è una delle più antiche costruzioni romaniche di Como: fu forse anche la prima cattedrale fondata dal vescovo Felice. Collocata fuori dall'antico abitato, alle falde del colle Baradello, si trovava sulla Via Regina, importante percorso che metteva in comunicazione Roma con le terre al di là delle Alpi. L'edificio è un ottimo esempio di quel romanico comasco che i Magistri Cumacini diffusero in tutta Europa: è una costruzione in pietra moltrasina di stile molto severo, data la mancanza di elementi decorativi; l'interno è a tre navate con abside semicircolare e ampio coro sopraelevato, mentre l'esterno è caratterizzato dall'elegante campanile con bifore e archetti ciechi.

Basilica di San Carpoforo
Scendendo nuovamente verso la città lungo l'antica Via Regina, potremo visitare un'importante chiesa romanica caratterizzata da due campanili: la basilica di S. Abbondio, edificata sulle rovine di quella paleocristiana dei SS. Pietro e Paolo. I restauri del XX secolo hanno riportato l'edificio romanico all'antico splendore. Il suo interesse è accresciuto dallo splendido ciclo degli affreschi trecenteschi che decorano le pareti e il catino dell'abside centrale. L'edificio, a cinque navate, è affiancato da un monastero con un bel chiostro attualmente in fase di restauro. Sulla stessa via, qualche metro più avanti, si può vedere la chiesetta romanica, da poco restaurata, dedicata ai SS. Cosma e Damiano, che conserva lacerti di antichi affreschi dedicati ai due fratelli martiri, protettori dei medici. Per la visita di questa chiesa bisogna rivolgersi alla Società Archeologica (tel. 031/269022). Tornati a Porta Torre, si procede verso il cuore della città per visitare l'altro importante edificio romanico cittadino: la chiesa di S. Fedele che si affaccia sull'omonima piazzetta. La parte di maggior suggestione è costituita dall'abside con elegante loggiato e dalla sua pianta triloba. L'interno, più volte rimaneggiato, è arricchito da affreschi trecenteschi rappresentanti il martirio di S. Fedele e da dipinti barocchi dei Carloni, di Gaudenzio Ferrari e di Isidoro Bianchi, nonché da una bella Madonna cinquecentesca con i SS. Rocco e Sebastiano di Andrea de Magistris.

Como razionalista

Da Piazza Verdi, e in modo particolare dal Palazzo del Popolo che chiude lo spazio a est, inizia l'itinerario razionalista. Fra le due guerre, a Como lavorava un gruppo di architetti che, partendo dalle idee internazionali di rinnovamento artistico, incominciò a progettare case di tipo moderno, complete di impianti di acqua, gas, elettricità, riscaldamento: case più sane, più razionali e persino più economiche. Tutto questo era possibile grazie all'uso di nuovi materiali (cemento armato, plastica, vetro-cemento, ecc.) che l'industria del territorio lombardo rendeva facilmente disponibili.

Fontana monumentale in piazza Camerlata
Il capolavoro razionalista italiano è appunto la Casa del Fascio o del Popolo realizzata da Terragni fra il 1932 e il 1936, un semicubo armonico e proporzionale che si presenta nelle sue quattro diverse facciate con un sapiente sistema di pieni e di vuoti. Le 18 porte della facciata principale e il massiccio impiego di vetro-cemento e di superfici vetrate annullano i limiti fra interno ed esterno e lasciano entrare quella luce che esalta la trasparenza della struttura e che permette di riflettere e raddoppiare le immagini valorizzandone le volumetrie e gli spazi.

La Casa del Fascio di G. Terragni
L'itinerario prosegue fuori dalle mura, nella zona a lago dove ci sono i giardini pubblici. Il primo monumento che incontriamo, non razionalista ma ugualmente importante, è dedicato alla Resistenza Europea e fu inaugurato nel 1983 dall'allora presidente Pertini. Il monumento vuole essere un monito per i giovani contro le idee totalitarie e distruttrici. Fra i più importanti edifici razionalisti, costruiti attorno allo stadio cittadino, ricordiamo il Novocomum o Transatlantico, complesso di appartamenti realizzato dal Terragni nel 1929, la piscina Sinigaglia, la Casa Frigerio, la canottieri Lario e il Monumento ai Caduti, una semplice torre posta fra lago e città per onorare i soldati morti durante la prima guerra mondiale. Per completare l'itinerario razionalista bisogna ora usare dei mezzi pubblici o privati e portarsi verso la parte sud della città, in Via Alciato, dove si trova l'Asilo Infantile Sant'Elia, una delle ultime opere di Terragni, e in piazza Camerlata dove si erge la Fontana, opera di perfetto e fragile equilibrio fra grandi cerchi posti su delle sfere.

Passeggiata a Villa Olmo

Dai giardini pubblici può iniziare un gradevole itinerario lungo il lago che termina a Villa Olmo. Superata la canottieri Lario e il punto di partenza degli idrovolanti inizia la passeggiata romantica, che passa davanti a belle ville di stile neoclassico, orgoglio del quartiere di Borgovico. Fino all'ottocento questa zona era considerata fuori città e usata come pascolo. Con l'epoca romantica Como scoprì il grande fascino del lago e alcune famiglie ricche decisero di costruire le loro residenze di vacanza lungo le sue sponde. Qualcuno preferì non allontanarsi troppo dalla città, ed ecco che in questa zona sorsero sei ville con relativi parchi e giardini.

Villa Olmo
Il primo edificio è Villa Musa, che è però più recente delle altre, sorta all'inizio del novecento quando era di moda l'art-déco. Accanto vi è la deliziosa Villa Carminati, l'esempio più elegante di neoclassicismo in Borgovico. Fu costruita da F. Soave con un piano unico decorato da semicolonne ioniche e statue. Segue Villa Saporiti, detta anche La Rotonda del Pollack, oggi appartenente all'Amministrazione Provinciale. L'interno conserva ancora i tipici ambienti ottocenteschi lombardi con arredo d'epoca, un bel salone ellittico che sporge all'esterno e lo scalone d'onore del Gagnola. La successiva è Villa Gallia, un edificio seicentesco sorto dove Paolo Giovio aveva realizzato il primo museo comasco. La villa fu decorata nuovamente nell'ottocento. Oggi è proprietà dell'Amministrazione Provinciale che, nelle belle sale del piano terreno ricche di stucchi e affreschi, organizza manifestazioni culturali. Oltre il ponticello troviamo l'austera Villa Parravicino le cui colonne ioniche e il giardino di limitate proporzioni, contribuiscono nell'insieme a conferirle uno stile "palazzo di città". Seguono Villa Canepa, caratterizzata da un corpo soprelevato sorretto da cariatidi, e Villa Mondolfo, una leggiadra costruzione stile impero con due ali collegate da un terrazzo centrale. Alla fine della passeggiata incontriamo la più nota, Villa Olmo, celebre per gli alberi centenari che ornano il grande parco circostante. Costruita alla fine del settecento da Simone Cantoni per il conte Innocenzo Odescalchi, passata poi al marchese Raimondi e quindi alla famiglia Visconti di Modrone, è oggi proprietà dell'Amministrazione Comunale, spesso sede di congressi e mostre. Nelle belle sale, riccamente decorate, ha ospitato personaggi illustri come Napoleone e Garibaldi. All'interno, oltre alla splendida sala da ballo, si trovano una cappella gentilizia e un piccolo teatro di 92 posti fatto costruire, nel 1883, dai Visconti di Modrone.

Itinerario Voltiano

Questo tour richiede un'intera giornata perché prevede delle puntate fuori città. Iniziamo con la visita del Tempio Voltiano (Viale Marconi tel. 031/574705, aperto novembre/marzo dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 14,00 alle 16,00, aprile/ottobre dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 18,00, chiuso il lunedì), una costruzione in stile neoclassico, realizzata nel 1927 in occasione del centenario della morte di Volta. È in realtà un museo che raccoglie una serie di strumenti costruiti e utilizzati dal grande scienziato, per eseguire i suoi esperimenti su gas ed elettricità che portarono, nel 1799, alla realizzazione della pila.

Statua di Alessandro Volta
Alcuni sono oggetti originali, altri sono copie rifatte dai professori dell'università di Pavia, altri ancora sono parte di strumenti recuperati al disastroso incendio scoppiato nel padiglione dell'esposizione internazionale del 1899. Tornando verso il centro cittadino troviamo Piazza Volta, uno dei luoghi caratteristici della città, dominata dalla statua dello scienziato di Pompeo Marchesi. Proseguendo, verso la fine della via omonima, c'è la casa natale di Volta, un bell'edificio addossato alle mura, che ora ospita vari studi professionali. Sulla via parallela, Via Diaz, esiste ancora la chiesa di S. Donnino con la fonte battesimale e il certificato di battesimo del piccolo Alessandro. In Via Carducci, la parallela a sinistra, vi è invece il liceo classico cittadino dove Volta insegnò, mentre all'angolo sud-ovest delle mura troviamo Torre Gattoni che fu per l'abate Gattoni e per il suo giovane amico, il luogo ideale per compiere i primi esperimenti sull'elettricità.

Il Tempio Voltiano
Dopo una pausa pranzo, e con l'uso di un mezzo di trasporto, possiamo lasciare la città (direzione Lecco) per andare a Camnago Volta. Al limite del paese una semplice casa di campagna con annesso terreno agricolo ospitava la famiglia per lunghi periodi durante l'intero anno; nel locale cimitero riposa Alessandro Volta. La tomba è situata di fronte al cancello d'ingresso: è una cappella a pianta circolare fiancheggiata dalle statue della Scienza e della Religione, i due ideali che hanno illuminato il grande uomo durante tutta la sua vita. Per finire andiamo a Brunate, la collina che sovrasta la città, e proseguiamo per la località S. Maurizio dove si trova il Faro Voltiano costruito nel 1927. È un punto panoramico spettacolare: da qui, in una giornata chiara, si possono vedere sette laghi, la catena delle Alpi, il Canton Ticino e la Brianza. S. Maurizio si raggiunge con mezzi propri, salendo lungo una strada piuttosto stretta e tortuosa, oppure arrivando a Brunate con la funicolare e proseguendo a piedi o con piccoli autobus pubblici.