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Festa di San Giovanni

Presentazione Flash - www.1169.it

Nei primi anni del 1100 d.c., nelle terre lariane e milanesi si comincia a delineare un conflitto dove emergono motivazioni di carattere politico, economico e religioso.

Landolfo cerca di entrare in Como, approfittando della presenza dell'imperatore Enrico V, ma i comaschi contrattaccano e sotto il comando di Adamo del Pero assaltano il castello di San Giorgio in Ticino, uccidono nobili milanesi e rapiscono il Vescovo Landolfo.

Fu il "casus belli" che i milanesi aspettavano per preparare l'attacco di Como, che subi' una sconfitta a Rebbio permettendo ai milanesi di entrare in città, saccheggiare e liberare Landolfo.
I comaschi poi si ripresero scacciando i milanesi dalla città.
Il conflitto comunque continuò, anche perché i milanesi si allearono con l'Isola Comacina che attacco' i comaschi dal lago.

Il conflitto riprese intorno al 1120 e continuò negli anni seguenti coinvolgendo anche tutti i territori circostanti; i comaschi allestiscono 12 barche e iniziano a vendicarsi sulle terre che avevano dato appoggio a Milano. Iniziano da Tremezzo, poi Lierna, Varenna, Lezzeno, Varese, Vedano. Nel frattempo Como si riconcilia con le tre Pievi e forti di ciò assediano l'Isola Comacina.

I perledesi nottetempo si accorgono dell'accerchiamento da parte delle navi comasche dell'Isola Comacina, subito suonano i corni allertano tutto il territorio gli "atti alle armi" vengono radunati i Varennati, si uniscono per portare aiuto a tutto il porto di Oliveto sono benedetti dal Prevosto della Pieve e così si imbarcano e muovono in soccorso dei Comacinati alla volta dell'Isola, la battaglia è aspra cruenta e dura, mentre i Comacinati si oppongono arduamente e direttamente facendo uso di pietre, giavellotti, dardi di vario genere.

Gli alleati accorsi in aiuto cercano di prendere la flotta comasca alle spalle. I tentativi furono vani al punto che dopo alcuni giorni l'Isola è presa e depredata. Tutto ciò accade nell'anno 1124. Alla fine Como, anche a causa di carestie e della morte del Vescovo Grimoldi che era l'anima della resistenza comasca, cominciò a cedere e a subire disfatte fino a quando i milanesi sferrarono l'attacco decisivo nel 1127, conquistarono la città e rasero al suolo Como, Coloniola e Borgovico con l'eccezione delle chiese e degli edifici religiosi.

Per un decennio i comaschi sono sottomessi a Milano, fino a quando fu eletto imperatore Federico Barbarossa nel 1153. Costui nella sua politica di riconquista della pari dignità col papato e di ridimensionamento dell'autonomia e del potere delle grandi città, vuole riconquistare l'egemonia sui comuni lombardi, ripristinando il sistema feudale la cui gerarchia fa capo all'imperatore. Discende in Italia, nel 1154 convoca una dieta a Roncaglia, dove i rappresentanti di Milano gli offrono molto denaro in cambio del riconoscimento imperiale e del loro dominio su Como e Lodi. L'imperatore rifiuta, toglie i diritti di sovranità e mette al bando Milano.


Chiesa di San Giovanni
Per il Barbarossa Como rappresenta una posizione strategica, sia dal punto di vista geografico sia per l'annoso conflitto con Milano. Como partecipa a fianco del Barbarossa contro Milano nel 1155, dopo di che l'imperatore Federico I impone a Milano di togliere qualsiasi dominio su Como.

Da quella data Como, con l'aiuto del Barbarossa, comincia a ricostruire un forte sistema difensivo, specialmente verso Milano, composto dalle mura cittadine con torri e un muro che dal Baradello va sino al Castelnuovo sopra il borgo di San Martino.

Federico Barbarossa ritorna in Italia nel 1158, convoca una seconda dieta a Roncaglia e impone ai Comuni lombardi il proprio potere e restaura un sistema di comando in modo da controllare ogni forma di potere giurisdizionale di natura pubblica, coinvolgendo in questo le signorie familiari, i privilegi ecclesiastici e le magistrature cittadine. A questo sistema si oppone il papato e ricominciano anni di guerre che coinvolgono tutta la Lombardia e i rispettivi schieramenti.

Como fiancheggia il Barbarossa in tutte le sue iniziative e, dopo averlo accolto in città nel 1160, partecipa con le sue truppe all'assedio e alla distruzione di Milano nel 1162.
Negli anni successivi i comaschi memori degli attacchi subiti dagli abitanti dell'Isola Comacina alleati a Milano, si preparano alleandosi con le tre Pievi altolariane. Incomincia così un lungo assedio, con frequenti scontri navali nelle acque vicino all'Isola: I comacini chiedono aiuto a Milano, ma purtroppo i vecchi alleati non sono in grado di soccorrere gli isolani, che dopo una estenuante resistenza usando tutte le possibili difese sono costretti a cedere.

E' l'anno 1169. L'Isola viene invasa, data alle fiamme e rasa al suolo

con case, chiese, castelli e tutto quanto vi era di costruito. I pochi isolani scampati al massacro fuggono su poche barche e si rifugiano dai vecchi amici di Varenna, dove fondarono un abitato che chiamarono "Insula Nuova".

A cura di Giangiuseppe Brenna e Giovanni Botta