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Storia di Bellagio
Bellagio era già famosa al tempo dei Romani. La sua posizione incantevole e strategica ha scritto la sua storia. |
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Le origini e l’era romana. Anche se alcuni reperti testimoniano la presenza umana nei dintorni di Bellagio fin dal Paleolitico (circa 30.000 anni fa), solo nel VII -V secolo a.C. sul promontorio nasce un “castellum”, luogo di culto e di scambio, a cui facevano riferimento i numerosi piccoli villaggi del lago. Da Tito Livio sappiamo che nel 520 a.C., gruppi di gente celtica, provenienti dalla Gallia sotto il comando di Belloveso, invasero la regione del lago: una leggenda fa derivare il nome di Bellagio proprio da quello del condottiero barbaro. Fu però nell’epoca romana che il lago di Como (chiamato Lario dai romani) assunse un ruolo importante. Tra gli anni 81 e 77 a.C. Cornelio Scipione condusse ben 3000 coloni latini sulle sponde del lago. Fu però Giulio Cesare a rendersi conto della straordinaria importanza della via del lago verso l’Europa Centrale e grazie alla lex Vatinia che gli conferiva il potere proconsolare nella Gallia Cisalpina, egli fondò nel 59 a.C., vicino alla riva, la città di Novum Comun (l’odierna Como), portandovi altri 5000 coloni, dei quali il nucleo più importante era costituito da 500 greci di Sicilia. Si ritiene che siano stati proprio questi coloni greci a sviluppare l’attività cantieristica, necessaria per l’utilizzo del lago come importante via di comunicazione verso il nord. |
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Il porto di Bellagio in un’antica stampa |
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I Romani introdussero l’olivo e l’alloro che ancora oggi si trovano in abbondanza sulle rive del lago. E sempre i Romani scoprirono, soprattutto per Bellagio, una vocazione che ancora oggi contraddistingue la cittadina lariana: la villeggiatura. Plinio il Giovane (I secolo d.C.) descrive infatti, in una lettera, i suoi lunghi soggiorni nella villa che aveva a Bellagio, in cui conciliava lo studio e la scrittura con la caccia e la pesca. Il declino dell’impero romano investì anche le vallate del Lario che però rimasero indenni dalle prime scorrerie barbariche fino alla fine del VI secolo, quando il territorio del lago restò l’ultimo lembo di romanità nell’Italia settentrionale dilaniata dalle invasioni e dalle guerre civili. |
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Il Medio Evo. Con l’occupazione longobarda, Bellagio passò nelle mani del duca di Bergamo Gaidulfo e fu ulteriormente fortificata. Nel 744 vi dimorò il re Liutprando. Quando i Longobardi furono sconfitti dai Franchi, guidati da Carlo Magno, Bellagio apparteneva alla contea di Lecco. La dominazione carolingia, che durò più di un secolo, non lasciò però praticamente tracce e la popolazione rimase sostanzialmente romana e longobarda. Negli ultimi secoli del primo millennio anche il Lario fu tormentato da lotte interne e frequenti scorrerie, perfino di ungari e saraceni. Tra l’VIII e il IX secolo si hanno le prime notizie di feudalesimo a Bellagio, con la costruzione di una torre a difesa del Borgo. Nel X secolo l’imperatore Enrico donò al vescovo di Como, Eberardo, alcuni territori del lago tra cui Bellagio, che terminava così la sua dipendenza da Lecco. Si ritiene che nel 1100 Bellagio fosse già libero comune, sede di tribunale e che dipendesse da Como solo formalmente. Ma la posizione strategica di Bellagio la rendeva molto importante per la città di Como che mal tollerava le sue spinte autonomiste. Bellagio dovette così subire più di un’incursione comasca e combatté numerose battaglie navali anche contro questo vicino invadente. E’ in quest’epoca che i cantieri bellagini inventarono lo “Schifo”, una barca da battaglia che per la lega anti-Como ebbe lo stesso ruolo del Carroccio: trasportava i migliori soldati, l’altare, la bandiera ed offriva rifugio ai feriti. Solo nel 1154, con Federico Barbarossa, Bellagio fu costretta a giurare fedeltà ed a pagare un tributo a Como. Questa storia medioevale di dominazione e di difesa della propria libertà si può ritrovare ancora oggi nelle relazioni spesso antagoniste tra Como e Bellagio. Comunque, per tutto il Medioevo, il castello di Bellagio funzionò da posto di osservazione e da rifugio per i bellagini perseguitati, soprattutto da Como. Verso la fine del XIII secolo, Bellagio, che aveva partecipato a numerose guerre dalla parte dei ghibellini (pro-Impero), entrò definitivamente nei possedimenti dei Visconti e venne integrata nel Ducato di Milano. La difesa del lago fu affidata ad un “Capitano del Lario”, con residenza a Bellagio. Aveva a disposizione due “correbiesse”, imbarcazioni con più di 20 rematori e una sessantina di soldati ciascuna, con cui aveva il compito di dare la caccia a pirati e contrabbandieri. Sotto la protezione del Capitano del Lario si affermò anche una lega a sostegno degli interessi comuni delle pievi lariane: la “Comunità delle Terre del Lago”, che operò con importanza crescente anche sotto il dominio degli Sforza, quando questa famiglia si impadronì del ducato di Milano. Nel corso del XV secolo Bellagio ospitò tra gli altri il famoso capitano di ventura Bartolomeo Colleoni e diede rifugio a Ludovico il Moro incalzato dalle truppe di Luigi XII di Francia. |
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Affresco nel Castello di Melegnano (MI) che raffigura una battaglia navale attorno a Bellagio tra le truppe spagnole e quelle dei Medici (Copyright 2005 - Foto di Adriano Carafòli per gentile concessione del Comune di Melegnano) |
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La dominazione spagnola. La famiglia Sfondrati Le guerre del XVI secolo tra Francesi, Ducali, Veneziani, Imperiali e Spagnoli per il possesso della Lombardia, coinvolsero anche il territorio del lago. Nel 1535, alla morte di Francesco II Sforza, si aprirono per la Lombardia e per la zona del Lario due secoli di pesante dominazione spagnola, quella in cui è ambientata la vicenda dei Promessi Sposi, narrata nel famoso romanzo di Alessandro Manzoni. Della dominazione spagnola rimane ancora a Bellagio una testimonianza importante e suggestiva: la scalinata detta “Derta” costruita proprio in quegli anni, che va dalla frazione di Guggiate a quella di Suira. Nel 1533, Francesco Sfondrati acquistò il feudo di Bellagio e prese il titolo di Conte della Riviera. Per più di 200 anni la famiglia Sfondrati costituì il riferimento più importante per Bellagio e la sua storia, il progresso e le vicende della cittadina furono legate a questa famiglia. In quell’epoca, favorite dalla posizione ideale per i trasporti ed i commerci, fiorirono a Bellagio diverse piccole industrie tra cui ricordiamo quella delle candele, particolarmente ricca ed importante e quella della seta con il suo “indotto”, l’allevamento dei bachi e la coltivazione del gelso. |
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Con la morte di Carlo Sfondrati (1788), ultimo Conte della Riviera, il feudo di Bellagio passò alla Prefettura di Asso e nella sua cronaca entrò un’altra illustre famiglia, i Serbelloni, con la persona del Duca Alessandro che fu nominato erede dei possedimenti privati degli Sfondrati ma non dei diritti feudali. |
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L’Ottocento: nasce il turismo Durante il breve dominio napoleonico, il porto di Bellagio assunse importanza militare e strategica ed infatti, nel 1796, alcune cannoniere vi furono messe di stanza sotto il comando del Capitano Giovan Battista Maurigi con compiti di sorveglianza e vettovagliamento. Ma un fatto, apparentemente di secondaria importanza, segnerà invece il destino di Bellagio per i due secoli successivi: la decisione del conte Francesco Melzi, Duca di Lodi e vicepresidente della Repubblica Cisalpina, di stabilirvi il suo luogo di villeggiatura. Il conte Melzi fece costruire una magnifica villa sulla sponda occidentale, vicino a Loppia. Ciò attirò nella zona il fior fiore della nobiltà milanese ed il promontorio si trasformò in una corte elegantissima e raffinata. Furono costruite strade carrozzabili, prima tra le ville ed i palazzi, poi verso il Borgo ed infine venne portata a termine la provinciale Erba – Bellagio. La fama del piccolo splendido borgo lacustre oltrepassò i confini del Regno Lombardo-Veneto: perfino l’Imperatore d’Austria Francesco I volle visitarlo nel 1816, e vi tornò nel 1825 per sostare nelle ville Serbelloni, Trotti e Melzi. Nel 1838 Bellagio ricevette con tutti gli onori l’Imperatore Ferdinando I, l’Arciduca Ranieri ed il ministro Metternich, che vi giunsero da Varenna a bordo del “Lario”, il primo battello a vapore del lago, varato nel 1826. Dalla fine del Settecento e per tutto l’Ottocento, Bellagio fu uno dei luoghi più frequentati dalla nobiltà lombarda e furono costruite quelle ville e quei giardini che ancora oggi sono il vanto della cittadina ed una delle principali attrazioni per i turisti meno distratti. In quei palazzi transitarono o soggiornarono moltissimi nomi celebri del tempo, artisti, politici, teste coronate, intellettuali e uomini di scienza ed anche alcuni eroi del nostro Risorgimento come il Pellico, il Confalonieri, ed il Maroncelli. Anche Ippolito Nievo vi trascorse “belle serene ed amorose giornate” in compagnia della contessa Bice Melzi che gli diede l’ispirazione per la creazione del personaggio della Pisana nelle sue “Confessioni di un Italiano”. Ma l’ospite più famoso del secolo, quello che lasciò più traccia nella fantasia popolare, fu il grande musicista Franz Liszt che trascorse a Bellagio una lunghissima ed incantata luna di miele con Marie Cathèrine de Flavigny, Contessa d’Agoult. Ancora oggi si dice, in ricordo di quella romantica storia d’amore, che nulla porti più fortuna a un matrimonio che trascorrere la luna di miele a Bellagio. |
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Un ritratto giovanile di Liszt |
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Con l’unità d’Italia, Bellagio venne dotata anche amministrativamente di tutto ciò che la sua crescente importanza richiedeva: la Pretura, la stazione dei Carabinieri, una brigata doganale, il telegrafo, la posta ed un banco di cambio. Le stalle, che fino a pochi anni prima erano ancora numerose in paese, lasciarono il posto ai negozi di lusso ed i turisti riempirono il lungolago. Lo spazio non bastava più e si pensò così di riempire il vecchio porto che arrivava fino ai portici a lago per realizzare un grande piazzale. Il turismo era diventata la principale risorsa economica bellagina ed a partire da questo periodo la storia di Bellagio coincide con la storia dei suoi alberghi. |
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Il primo fu l’Albergo Bellagio, nato nel 1825 dalla trasformazione della vecchia osteria di Abbondio Genazzini e poi successivamente ancora trasformato nel primo vero hotel del Lario, l’Hotel Genazzini. Seguendo l’esempio di questo precursore, nacquero nel giro di pochi anni diversi splendidi alberghi, molti dei quali sono tuttora operanti e spesso di proprietà delle stesse famiglie di allora. Qualche nome e qualche data di apertura: l’Hotel Firenze, sorto nell’antica dimora del Capitano del Lario nel 1870, il Grand Hotel Bellagio (oggi Grand Hotel Villa Serbelloni), inaugurato nel 1872. Nel 1888 furono i tre maggiori alberghi (Genazzini, Grande Bretagne e Grand Hotel Bellagio) ad introdurre per primi la luce elettrica sostituendo quella a gas e solo dopo furono imitati da molte dimore patrizie. Bellagio è stata una delle prime località turistiche italiane a diventare veramente internazionale e non degenerò mai in una “macchina da turismo”. Preservò e mantiene tuttora, quel carattere raccolto ed un po’ schivo che l’ha fatta diventare aristocratica ma non altezzosa, semplice nella sua raffinatezza, alla mano come una vera signora. |